Abbiamo colpito una camorra di Serie A. È un’operazione che ha liberato una parte importante della città». Così il procuratore di Napoli Nicola Gratteri, durante la conferenza stampa con cui ha illustrato i dettagli del maxi blitz condotto dalla Polizia di Stato, che ha portato a 25 misure cautelari, di cui 18 arresti in carcere, contro vertici e affiliati del clan Mazzarella, gruppo criminale in contrasto con l’Alleanza di Secondigliano.
L’indagine, condotta dalla DDA di Napoli, ha documentato estorsioni, spaccio, “stese” e il controllo armato del territorio. Sequestrati armi e droga, quest’ultima nascosta perfino in una cella frigorifera. Decisivo l’uso dei trojan per intercettare comunicazioni e ricostruire l’attività del clan. «Abbiamo dimostrato che c’è lo Stato, che ci siamo anche noi», ha aggiunto Gratteri.
Gratteri è tornato a chiedere un rafforzamento della videosorveglianza urbana: «Napoli è la città italiana con la più alta percentuale di casi risolti grazie alle telecamere. Quando sono arrivato ce n’erano 800 funzionanti, oggi sono 1.400 e stanno per aumentare grazie ai fondi in arrivo dal Ministero dell’Interno». A chi solleva dubbi sulla privacy, replica secco: «Nel 2025 parlare di privacy è ridicolo. Basta collegarsi a un social o leggere un giornale online per essere tracciati. La registrazione delle telecamere si cancella dopo un po’. Se uno vuole davvero la privacy, deve andare a vivere sul Vesuvio o in Aspromonte, senza internet». E ha definito «inconcepibile» lamentarsi di strumenti che «costano poco e aumentano la sicurezza».
Intervenuto anche sulle polemiche suscitate dalla sua partecipazione al programma televisivo Lezioni di mafie (La7), Gratteri ha rivendicato la scelta: «Le reazioni scomposte mi confermano che ho fatto bene. In tv posso spiegare a 2 milioni di persone, non solo ai 60 mila che leggono i miei libri. Sono trasparente, chiaro, leale. Le critiche mi piacciono, odio maggiordomi e lacchè». Precisa che si tratta di un’attività svolta a titolo gratuito e su temi generali, «non parlo di indagini».
Il procuratore ha poi denunciato le criticità introdotte dall’interrogatorio preventivo, misura recente che può interferire con le indagini in corso. «Ha già avuto impatti negativi. In alcune inchieste, i mafiosi sono venuti a sapere di essere intercettati proprio a causa di questi interrogatori. È una stortura normativa che dobbiamo rispettare, ma che continuiamo a contestare».
Conclude con un appello a non assuefarsi a ciò che non funziona nella giustizia: «Abbiamo il dovere di criticare e di farlo apertamente. Se qualcosa non serve alla verità e allo Stato, va detto».