Il Napoli ci ha pensato prima un bel po’, forse perché distratto dalla fascinosa ipotesi di poter convincere il Bologna a cedere Dan Ndoye senza spendere cifre indubbiamente fuori mercato. Preso atto della chiusura degli emiliani, il diesse Giovanni Manna ha virato decisamente su Noa Lang. Insomma, pare che il casting iniziato lo scorso gennaio, in concomitanza con la partenza di Kvaratskhelia verso Parigi, abbia trovato finalmente il suo epilogo. Così, il tentativo di sedurre il PSV Eindhoven s’è trasformato in un vero affare: 25 milioni agli olandesi, più i classici bonus, e contratto quinquennale per l’esterno, cui viene garantito uno stipendio da 2,5 milioni a stagione. Un prezzo onesto, comunque non eccessivamente oneroso per il bilancio del club partenopeo, se parametrato alla richiesta folle avanzata dai felsinei: 45 milioni più il cartellino di Zanoli.

Prendere un profilo del calibro di Lang – che raggiunta la piena maturità calcistica, quest’anno ha mostrato un talento brillante, contribuendo alla vittoria del PSV in Eredivisie con 11 gol e 10 assist – significa che Antonio Conte punterà su un sistema meno fluido? Lecito chiederselo, poiché la grande dedizione difensiva, associata all’apporto offensivo dei laterali a tutta fascia, era una delle certezze del gioco sviluppato dagli azzurri. E gli ha permesso di vincere lo scudetto. Del resto, il tecnico salentino da tempo ha smesso i panni dell’intransigenza tattica. Dunque, altro che integralismo allo stato puro: il “suo” Napoli è tutt’altro che radicalizzato. Perciò la squadra che sta costruendo adesso, rispetto a quella con i “braccetti” liberi di comportarsi come una mezz’ala, venendo talvolta dentro il campo, potrebbe avere due offensive player aperti alla massima ampiezza, capaci di isolarsi in situazione di uno vs uno, garantendo cambio passo e improvvise variazioni di ritmo.

Rinforzo azzeccatissimo

Lang dovrebbe occupare nominalmente lo slot di ala mancina assieme a Neres. Anche se il brasiliano ha palesato un pizzico di inaffidabilità dal punto di vista squisitamente fisico, entrambi possiedono un’eccellente tecnica nello stretto, in grado di accelerare rapidamente col primo controllo orientato oppure spezzare i raddoppi grazie al dribbling. Lo scenario che si prospetta nel prossimo futuro, quindi, prevede di costringere gli avversari ad abbassarsi, puntandoli continuamente. Ed al contempo, facilitare le sovrapposizioni dei terzini azzurri. Una delle armi offensive preferite dal Napoli tricolore, che spesso arrivava a sovraccaricare il lato forte attraverso gli spunti di Di Lorenzo, o le rotazioni tra Politano e Anguissa. Trattandosi di un destro che gioca a sinistra, per Lang non va trascurata l’opzione di ricevere con i piedi sulla linea, e poi convergere internamente, combinando sul breve con Lukaku. D’altronde, il passaggio sul centravanti belga, che si sfila dalla marcatura e accorcia esternamente in zona palla, è la tipica giocata che consente di aprire come una scatoletta la retroguardia altrui, in quanto favorisce i tagli dal lato debole alle spalle delle linee di pressione, oltre agli inserimenti spacca-difesa di McTominay.

Piccole controindicazioni

In definitiva, ulteriori princìpi tattici si stanno facendo strada nella testa di Conte. Ma sempre puntando sul concetto di spaziature, con il Napoli che allargherà o stringerà la manovra, adattandosi alle caratteristiche tecniche dei nuovi innesti. La campagna acquisiti è in pieno svolgimento. Nondimeno, la direzione sportiva s’è portata avanti col lavoro, assicurandosi già Marianucci e De Bruyne. Ecco, l’uso dell’ex Manchester City, combinato con Lang (o Neres) fa sorgere un piccolo dubbio relativo alla fase di non possesso. Spesso l’Uomo del Salento sceglie consapevolmente di attestare la squadra su un baricentro medio(basso), preferendo controllare gli spazi invece di dominare col palleggio. Una strategia che presuppone il coinvolgimento sottopalla di tutti gli uomini, ad eccezione di Big Rom. E’ pur vero che, sacrificandosi difensivamente, si pongono le basi per allungare pericolosamente la distanze agli avversari. Da lì, convertire potenziali pericoli in proficue risorse, diventa un attimo. Ripartendo in transizione dopo aver sofferto ai limiti della propria area e recuperato il possesso.

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