Lo si può affermare senza far storcere il naso a nessuno: nonostante il pareggio con la Spagna abbia condannato l’Italia al secondo posto nel gruppo A, obbligandola così a incrociare nei Quarti il cammino contro la Germania, il livello della Under 21 ha scaldato l’animo dei tifosi. Gli Europei in svolgimento in Slovacchia, dunque, rappresentano una straordinaria occasione per approfondire la conoscenza di alcune facce nuove. Talentuosi prospetti del futuro, che non hanno trovato spazio in Serie A. Oppure l’hanno assaggiata, in attesa dell’annata che verrà, per confermare quanto di buono fatto intravedere, seppur solo a sprazzi. Al netto della voglia degli Azzurrini di entrare tra le migliori quattro, quindi, la rassegna continentale diventa una sorta di vetrina dove esporre tutte le loro qualità tecnico-tattiche.

Desplanches praticamente imbattibile

Per Sebastiano Desplanches in qualche modo è davvero così, la Nazionale diventa una tappa importante per mettersi in mostra. Con la sicurezza di chi ha parato un rigore fondamentale a Munteanu, nell’esordio contro la Romania, stupendo per riflessi e agilità, dall’alto dei suoi 189 cm. Nonché forte di un intervento salvifico nel match successivo, con l’Italia opposta ai padroni di casa della Slovacchia, ricacciando letteralmente oltre la linea di porta con la punta dei guantoni un goffo tentativo di autogol azzardato da Ghilardi. Due paratone assicura-risultato. Emblematico che entrambe le gare i ragazzi di Carmine Nunziata le abbiano vinte di misura. Ci sono situazioni che cambiano lo status di un estremo difensore, specialmente nelle fasi di sofferenza dei compagni.

D’altronde, Desplanches aveva dominato l’edizione 2023 del Mondiale U20, chiuso con l’amarezza per la sconfitta con l’Uruguay, ma soltanto in finale, venendo premiato come miglior portiere della manifestazione. Ecco spiegato il motivo per cui il commissario tecnico, in panchina anche in quella circostanza, lo considera una colonna delle sue squadre. Tuttavia, c’è qualcosa che sembra volergli impedire di godere appieno delle prodezze compiute. La sua storia appare significativa di quanto il calcio a questi livelli sia una questione di dettagli. Magari avrà sopportato con fatalismo il prestito dal Milan al Trento, esordendo da professionista in Serie C. Ha accettato il declassamento per maturare lentamente, ricostruendosi una solida credibilità.

L’Argento al Mondiale gli porta in dote il trasferimento a titolo definitivo al Palermo. Sa che trovare spazio dipende da lui fino a un certo punto, poiché Mirko Pigliacelli in cadetteria è un vero top player. Lui rimane concentrato. Trascorre un intero campionato da dodicesimo, le presenze si contano sulle dita di una mano. Però sopporta stoicamente, la pazienza non gli manca. Il momento giusto arriva la scorsa estate: con una scelta coraggiosa, che forse alza qualche sopracciglio di troppo, Dionisi lo promuove al ruolo di titolare inamovibile. Peccato che a gennaio la società viri sull’usato sicuro, arruolando Sirigu e poi investendo decisamente su Audero: un dualismo difficile da gestire. Morale della favola, Desplanches viene avvicendato, finendo nel dimenticatoio. Lo scarso utilizzo lo costringe ad aspettare l’Europeo per zittire i detrattori. Finora non ha minimamente patito la mancanza di ritmo partita. Rilanciandosi grazie a interventi complicati, e limitando ogni sbavatura nell’uso dei piedi.

Attualmente, non ci sono indicazioni sulle prospettive di Desplanches. In ogni caso, al di là della speranza di affermarsi con la maglia azzurra, il futuro si fonda sulla certezza di non volersi svalutare, accettando ancora un ampio periodo da riserva in Sicilia. Si potrà discutere doti fisiche e fondamentali tecnici, ma tra i pali il fattore mentale fa sempre la differenza. Ergo, mantenendo la porta della U21 inviolata, spera di convincere chi lo critica di essere all’altezza delle aspettative di classifica dei rosanero.

Bianco e Doumbia sugli scudi

Complice l’esigenza di distribuire il minutaggio tra i convocati a qualificazione comunque già acquisita, contro le Furie Rosse il c.t. Nunziata ha schierato dal primo minuto una inedita coppia di centrocampisti – Alessandro Bianco e Issa Doumbia -, che hanno gestito la manovra con grande qualità, al cospetto degli avversari. I sagaci palleggiatori iberici cercavano di metterli costantemente sotto pressione. Nondimeno, i due mediani azzurri sono riusciti nell’impresa di far girare le teste agli addetti ai lavori presenti in tribuna. Per provare a restituire la straordinaria ricchezza di soluzioni rilevanti messe in mostra nei novanta minuti bisognerebbe passare in rassegna come hanno reagito con puntualità al gegenpressing. Dimostrandosi efficaci nell’aprire varchi o imbucare.

Entrambi si portano dietro le scorie di una retrocessione con Monza e Venezia. Allora, l’idea di giocarsi le carte con l’Italia li stuzzica non poco. Nesta aveva puntato su Bianco fin dai tempi della Reggiana, due stagioni fa, quando se l’era ritrovato in granata, giunto in prestito dalla Fiorentina. Abbastanza facile da individuare cosa abbia colpito l’allenatore; quello stile da metodista classico, con letture e geometrie da mezzo predestinato. Perciò, era chiaro che se lo sarebbe portato ovunque. Pure in Brianza. A differenza del collega di reparto, il percorso di Doumbia non è stato altrettanto chiaro. Nel senso che non è cresciuto in un settore giovanile importante. Nasce all’Albinoleffe, si mette in mostra, arrivando a debuttare in Lega Pro a 18 anni. Poi non esce più dal campo: due campionati da titolare e arriva l’offerta del Venezia. Fisico da corazziere, cui associa piedi educatissimi, in Laguna scala rapidamente le gerarchie, convincendo Di Francesco, dopo un naturale periodo di adattamento, a dargli fiducia attraverso perseveranza e determinazione, diventando un punto fisso degli arancioneroverdi.

In definitiva, retrocessi nel limbo della B, Bianco e Doumbia cercheranno di sfruttare l’Europeo per trovare una sistemazione più blasonata nelle settimane che verranno, consapevoli di essere all’altezza di un posto fisso in uno scenario competitivo in massima categoria.

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