Dal 2015 al 2024 in Italia sono stati accertati 6.979 ecoreati, con una media di un illecito penale ogni tre controlli effettuati. È quanto emerge dal rapporto congiunto di Legambiente e Libera, realizzato in vista della conferenza nazionale ControEcomafie, che si terrà a Roma il 16 e 17 maggio presso il Dipartimento di Giurisprudenza di RomaTre. I dati, frutto della collaborazione con tutte le forze dell’ordine e le Capitanerie di porto, mostrano un quadro preoccupante dell’illegalità ambientale nel nostro Paese, nove anni dopo l’introduzione nel Codice penale della legge 68/2015 sui delitti ambientali.
In questo arco temporale sono stati effettuati 21.169 controlli, denunciando 12.510 persone e arrestando 556, per un valore complessivo dei sequestri pari a 1,155 miliardi di euro. Il 40,5% dei reati è stato commesso nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa: Campania, Puglia, Sicilia e Calabria. In particolare, è la Campania a detenere il triste primato nazionale.
Il reato più frequente è l’inquinamento ambientale (art. 452 bis), introdotto con la stessa legge 68/2015, accertato in 1.426 casi su 5.506 controlli, con 2.768 persone denunciate, 136 ordinanze di custodia cautelare e 626 sequestri, per un valore economico di oltre 380 milioni di euro.
Segue l’attività organizzata di traffico illecito di rifiuti (art. 452 quaterdecies), con 964 reati, 2.711 persone denunciate, 305 arresti e 475 sequestri, per un valore di oltre 168 milioni. Questo reato, pur esistente da prima nel Testo unico ambientale e nel decreto Ronchi, è stato integrato nel Codice penale solo nel 2018.
Al terzo posto figura il disastro ambientale (art. 452 quater), contestato 228 volte con 737 persone denunciate, 100 ordinanze cautelari e 180 sequestri per oltre 85 milioni di euro.