ANTIMO PICCIRILLOANTIMO PICCIRILLO

La partita contro il Torino è la perfetta testimonianza del Napoli attuale, capace di cambiare pelle in corso d’opera con grande facilità ed efficacia. Prima spingendo forte sull’acceleratore, nonostante in questo momento della stagione la benzina nel motore sia pericolosamente vicina allo zero. Mettendo più volte sotto pressione la squadra di Vanoli, sviluppando quel palleggio intenso e qualitativo con cui avvolge gli avversari, costringendoli ad abbassarsi inesorabilmente nella propria trequarti. Poi stringendo i denti, affidandosi alla proverbiale solidità, che consente agli azzurri di interpretare una sublime fase difensiva, modulando il ritmo, chiudendo gli spazi, e sporcando ogni traccia di passaggio pulita ai granata. Non solo a ridosso dell’area di rigore. Insomma, un vero capolavoro di sensibilità sotto la linea della palla. 

Conte finora si è rivelato un fattore determinante, perché ha dimostrato di saper veicolare nel gruppo come si gestiscono le partite. Talvolta non dominando dall’inizio alla fine. Ma comunque, riuscendo sempre a controllare i flussi di gioco, attraverso una raffinata masterclass tattica. Se ci fermiamo un attimo a riflettere, dunque, scopriamo che l’Uomo del Salento ha contribuito enormemente a cambiare la mentalità. Per spiegarne la filosofia bisogna rimarcare l’importanza dell’equilibrio collettivo come principio ispiratore. Il Napoli esprime un gioco organizzato e corale, basato su lunghe fasi di possesso palla, che potremmo pure definire “difensivo”, poiché usa il palleggio per ordinarsi e occupare razionalmente gli spazi, in ampiezza e profondità.

Retorico sminuire i meriti degli azzurri

Allora, Conte ha rivoluzionato il Napoli rispetto al recente passato non soltanto in senso strettamente tecnico-tattico, ma nel modo in cui viene percepito dalle altre pretendenti al titolo. Indubbio che stia facendo vivere ai napoletani qualcosa di diverso rispetto, ad esempio, al gioco assaporato durante la gestione di Sarri. D’altronde, lo status di “big” non si misura esclusivamente in virtù del calcio scintillante che ammalia i tifosi. Talvolta, infatti, all’Estetica Trascendentale è preferibile un maggiore cinismo e pragmatismo. Perciò è doveroso evidenziare la portata del lavoro compiuto dall’allenatore, abile a riportare entusiasmo nell’ambiente; nonché convincere il gruppo a rinnovare le ambizioni, dopo una stagione praticamente fallimentare. 

Tutta un’altra storia, oggi, gli azzurri. E non era affatto scontato. Perché la maggior parte di quegli uomini sembravano giunti tristemente a fine ciclo. Per cui una gran fetta di merito va riconosciuto proprio all’allenatore, che ha dato nuova linfa a tanti giocatori dell’organico attuale. In tal senso, Conte è stato sicuramente un abile tessitore di rapporti umani, comunicando le sue idee con la schiettezza tipica di chi nutre una enorme fiducia in se stesso. Anche questo è un passaggio importante. In termini di leadership, affascina la personalità assai carismatica del “Mister”, bravo a non lasciarsi travolgere da una rosa piuttosto corta, che avrebbe potuto pregiudicare ai partenopei il cammino in campionato, specialmente alla luce di qualche infortunio muscolare di troppo. 

Il fatto che si continui a etichettare il Napoli come “miracoloso” non tiene quindi conto delle dinamiche in grado di permettere alla squadra di Conte il sorpasso ai danni dell’Inter. Un’impresa che taluni continuano a considerare fuori dalla norma, tanto da suppore chissà quale intervento divino a soprannaturale, a giustificare il primato in classifica. Null’altro che un attacco gratuito, infarcito di retorica, per tentare di sminuire i meriti della capolista!

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